Nel mondo antico la vecchiaia era un avvenimento eccezionale e lo è ancor oggi, presso i popoli sottosviluppati. La vita media non superava i 30 anni e assai pochi erano quelli che riuscivano a raggiungere una età avanzata. Giocava invece a favore degli anziani, almeno fino a quando questi mantenevano vigore ed autosufficienza, l’esperienza ed il patrimonio di conoscenza. Infatti, in queste società, in cui il tempo scorreva immutabile, diventava prezioso per la comunità chi conosceva i modi per procurare il cibo e le tecniche per coltivare e per cacciare. Essere vecchi era un’eccezione e quindi un grande segno di distinzione.
Nella società attuale, invece, i media tendono ad esaltare il culto della giovinezza, della bellezza, dell’efficienza e della produttività, facendo spesso sentire inutili tutte le persone che si ritirano dal lavoro e dalla vita attiva. Questa analisi mostra come la strutturazione della nostra civiltà sia volta a negare all’anziano ogni futuro. Il pensionato, infatti, ha la costante paura di essere etichettato come inadeguato.
In questa fase di vita, più che mai, gli attuali modelli sociali influiscono ampiamente sulla definizione dell’immagine di se stessi e sulle scelte da compiere. La sensibilità ai giudizi esterni diventa estrema e si accentua sempre più col trascorrere degli anni, dove gli altri rappresentano una sorta di specchio che rimanda la nostra immagine. In tal senso la definizione di vecchio deriva dagli altri, prima ancora che da se stessi ed è proprio la società che isola l’anziano alimentando le paure ed i pregiudizi, favorendo atteggiamenti di evitamento. Ecco allora che il confronto, lo sguardo, il giudizio altrui fanno paura, in quanto costituiscono una minaccia di isolamento.
Una corretta educazione, sia a livello sociale, sia individuale, a scopo preventivo, potrebbe aiutare ad eliminare i pregiudizi che gravano su tale fase di vita, oltre che consentire agli anziani di avere un loro spazio ed un ruolo socialmente attivo, a seconda delle loro possibilità e dei loro interessi.
La persona anziana vive inoltre un conflitto tra i propri desideri, gli istinti e la possibilità sempre più ridotta di soddisfarli a causa dei tabù della società contemporanea o della condizione del corpo.
In realtà i processi di invecchiamento non rappresentano un evento catastrofico e non sono necessariamente associati a una condizione di malattia: essi sono l′evoluzione naturale della struttura fisica e psichica dell′individuo.
L′anziano perde molta della sua libertà per motivi sociali, economici, psicologici e fisici, ma questa deve essere assolutamente riconquistata.
Dott.ssa Angelica Carlone
Psicologa – Psicoterapeuta