“Bisogna nutrire i piccoli. Non vi sono dubbi. Non solo il loro ventre, ma anche la loro pelle. In questo oceano di novità, d’ignoto, bisogna fargli riprovare sensazioni passate che inducano pace e sicurezza.
Questa pelle non ha dimenticato…”
Leboyer
Entrare in relazione con l’acqua, significa contattare qualcosa di arcaico, di ancestrale, di viscerale. Significa entrare in contatto con qualcosa che conosciamo, che ci appartiene, che ci ha dato la vita.
In diverse religioni e mitologie, simbolicamente l’acqua è vista come elemento di creazione ed origine della vita. Viene descritta come la Grande Madre: è dalle acque che sono emerse le terre.
L’acqua contiene, avvolge, culla, sono tutte caratteristiche che rimandano alla femminilità. E’ sempre stata collegata all’idea della fecondità, è dall’acqua che nasce la vita: pensiamo al liquido amniotico che nutre e permette la crescita del feto, è dall’acqua che tutto ha origine.
Per queste sue caratteristiche intrinseche, l’acqua ha un grande potenziale a livello relazionale: l’acqua favorisce il contenimento, il contatto e l’accudimento, elementi fondamentali grazie ai quali il bambino si sente amato e riconosciuto nei propri bisogni. Nell’acqua il contatto pelle a pelle, che soddisfa il bisogno di contenimento e sostegno del bambino, è continuativo; come anche il contatto visivo tra la diade che si mantiene in continuazione donando al bambino la sicurezza di non essere lasciato mai.
Tutto ciò è estremamente evidente durante percorsi di relazione acquatica mamma-bebè, durante i quali la mia attenzione è posta su quello che accade nel momento presente e sul sentire del genitore dal momento che nei primi mesi di vita, la comunicazione tra mamma e bambino è esclusivamente corporea e sensoriale.
Nell’acquaticità neonatale, attraverso il contatto pelle a pelle, la mamma/il papà comunica con il bambino mediante il proprio corpo: se il suo corpo è teso e rigido, anche il bambino lo sperimenterà ed allo stesso modo si irrigidirà. Se la figura di riferimento è serena e con una muscolatura rilassata, il bambino percepirà che non ci sarà alcun pericolo in quell’ambiente.
Il bambino è stato immerso nel liquido amniotico, elemento così avvolgente ed alla sua stessa temperatura, ed ha “galleggiato” per 9 mesi. Questo ambiente ha rappresentato per lui il nutrimento, la protezione, la tranquillità: la vita.
Il bambino è cresciuto e si è formato nell’acqua, è in questo liquido che ha sperimentato le sue prime esperienze sensoriali, pertanto non la teme. Il bambino ama l’acqua, è la sua vita.
Il neonato quando entra in acqua avvolto dal calore corporeo della mamma, prova nuovamente quelle piacevoli sensazioni vissute nel grembo materno. Questo lo rilassa e lo fa sentire al sicuro e protetto, condizioni necessarie per la sua propria esplorazione del mondo.
Per raggiungere questa autonomia alla base dell’esplorazione, prima di tutto bisogna soddisfare il bisogno di appartenenza del bambino. Per raggiungere l’indipendenza bisogna inevitabilmente attraversare una fase di piena e sana dipendenza con il proprio care-giver (di solito il genitore).
Infatti, il cucciolo di essere umano, rispetto agli altri animali, ha bisogno di un lungo periodo extrauterino per giungere all’autonomia, non è in grado di sopravvivere senza una figura materna che lo accudisca, che gli procuri calore, cibo, protezione e relazione.
Il bambino ha bisogno di dipendere da una figura di riferimento per poter sopravvivere: senza dipendenza non c’è vita.
Sarà necessario attraversare la fase di sana dipendenza con la mamma, per poi avere la capacità di separarsi e quindi di esplorare. In quest’unione fusionale i corpi sono indipendenti, ma il legame simbiotico rimane a livello psicologico.
Questi elementi fondamentali al sano sviluppo, sono riproducibili nel contesto acquatico grazie all’elemento acqua che facilita la relazione, permette un contatto corporeo continuo molto intenso e passeremo da momenti di avvolgente contenimento e sostegno per soddisfare il bisogno di appartenenza, a momenti in cui ascolteremo le necessità del bambino che gradualmente sentirà forte il bisogno di separazione e differenziazione dalla mamma.
Crescerà ed emergerà dal grembo materno e riuscirà in questo solo se la sua mamma glielo permetterà.
Dott.ssa Daniela Maggiorano
Psicoterapeuta della Gestalt