Tratto da “Autismo:cause, sintomi e possibili terapie” di M. Varini, L. Palme e L. Pacchin e “Autismo: defiinizioni e classificazioni nosografiche” di G.M. Arduino e E. Gonella.
I sintomi dell’Autismo appaiono quasi sempre nei primi tre anni d’infanzia. Le prime difficoltà evidenti riguardano lo sviluppo di rapporti sociali e del linguaggio, nonché la presenza di comportamenti ripetitivi e compulsivi. I sintomi riguardano tre aree della personalità:
- comunicazione verbale e non verbale;
- interazione sociale;
- immaginazione o “repertorio di interessi”
Il bambino autistico utilizza il linguaggio in modo particolare o addirittura incomprensibile per noi e spesso ripete parole o suoni che sente pronunciare. Questo tipo di comunicazione viene definita “ecocalia” ed è presente nel 50% degli autistici.
Per quanto riguarda l’interazione sociale si nota innanzitutto una mancanza d’interesse e di contatto reciproco con gli altri. Alcune volte il bambino può apparire indifferente a certi stimoli esterni, altre può reagire in modo esagerato ad essi.
Infine l’immaginazione o “repertorio di interessi” sono di solito molto limitati.
Alla luce di queste preliminari informazioni si rende assolutamente necessario sottolineare il fatto che l’autismo non si manifesta sempre nella stessa forma e con gli stessi sintomi; esistono diverse condizioni che seppur rientrando nella categoria dell’autismo si differenziano da esso per alcuni aspetti. Di seguito alcuni esempi:
- Disturbo di Asperger (Psicopatia autistica, 1944, H.Asperger): in questo disturbo ciò che risulta più compromessa è la capacità di relazione sociale e la varietà degli interessi sociali;
- Disturbo disintegrativo della fanciullezza, o Sindrome di Heller o psicosi disintegrativa: questo disturbo è caratterizzato dalla perdita clinicamente significativa di capacità di prestazione gia acquisite in precedenza, da compromissione qualitativa dell’interazione sociale, da compromissioni qualitative della comunicazione e da modalità di comportamento, interessi ed attività ristretti, ripetitivi e stereotipati.
- Disturbo di Rett (1966, A.Rett): è una malattia neurologica che colpisce soltanto le bambine. questo disturbo comporta un ritardo dello sviluppo e assume le caratteristiche tipiche del comportamento autistico, anche se gli aspetti autistici scompaiono generalmente con la crescita;
- Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato: questa è una categoria residua con cui andrebbero diagnosticati tutti quei bambini che pur presentando una grave e generalizzata compromissione della comunicazione verbale e non verbale, non rientrano in nessuna delle categorie gia descritte. In questa categoria viene compreso anche l’Autismo Atipico dell’ICD-10.
Al momento l’unico modo per trattare i bambini è l’applicazione sistematica della terapia del comportamento con la collaborazione dei genitori, detta anche psicoeducazione. Nei casi più gravi di autismo, ovvero quelli nei quali il bambino non parla nemmeno, bisogna iniziare la logopedia il prima possibile. Il risultato degli interventi educativo-comportamentali appare più efficace tanto più il bambino è piccolo. La terapia è basata su un trattamento strutturato, intensivo e conforme all’individuo singolo, per la maggior parte incentrato su linguaggio e interazioni sciali. Molto utili sono i cosiddetti “social skill training”, ossia metodi legati alle abilità sociali che hanno lo scopo di insegnare al soggetto a mantenere il contatto visivo e intraprendere il linguaggio del corpo dato dalle emozioni dell’interlocutore. Altre terapie come la “pet terapy”, la musicoterapia e l’ippoterapia hanno invece l’obiettivo di ottenere miglioramenti dal punto di vista educativo, cognitivo, comportamentale, ma anche emozionale.
Il più conosciuto e utilizzato metodo per trattare le diverse forme di autismo è l’ABA che offre una raccolta sistematica e attendibile di dati attraverso piccole prove o verifiche che il bambino deve svolgere a intervalli regolari di tempo in modo tale da avere un controllo maggiore sui progressi avvenuti.